Nei giorni di Natale 2010, appena trascorso, una strage orribile è stata compiuta a Vibo Valentia nella tormentata terra di Calabria: un padre e quattro figli nel fior degli anni sono stati assassinati a colpi d’arma da fuoco. Di questa famiglia è rimasta la vedova e madre dei giovani e due sue figlie. Non vogliamo né possiamo scandagliare i motivi di questa strage, pare causata da antichi dissidi ma ci preme mettere in risalto l’orrore di un fatto simile. Non siamo nel Far West ma in Italia e premeditatamente vengono eliminate cinque persone che avevano provocato un odio immenso senza che qualcuno, autorità, parenti, amici, sacerdoti, legali o cittadini comuni avessero intuito e denunciato quanto stava esplodendo, anzi chissà quanti temevano o sospettavano ciò che stava maturando nell’animo degli assassini senza che nessuno si sia sentito in dovere di segnalare, di mettere in guardia, di denunciare qualcosa. Si parla di omertà, di farsi i fatti propri, di non impicciarsi dei casi e casini degli altri e quindi ci si trova con cinque cadaveri crivellati di colpi. Questa più che inciviltà è barbarie bella e buona. Non tanto per l’elevato numero delle vittime, fatto che naturalmente colpisce anche perchè basta un solo morto ucciso premeditatamente per provocare indignazione, ma per l’atmosfera di corruzione, di soprusi, di illegalità, di tollerata disonestà, di complicità mafiosa in cui vivevano vittime e carnefici. Ora naturalmente le Autorità indagano a tutto spiano e si teme l’allargamento della “faida” con vendette e contraccolpi….Una pietà immensa la provocano le donne rimaste di questa famiglia distrutta e con un paragone di spessore storico molto ma molto differente citiamo la strage perpetrata dai turchi nel 1463: Conseguentemente all’invasione di Costantinopoli l’esercito del Sultano Maometto II aveva anche occupato e annientato l’impero di Trebisonda nella regione del Ponto e deportati in prigionia tutti i componenti della famiglia imperiale. Dopo qualche mese di dorata reclusione l’ex sovrano che precedentemente ostentava l’altisonante titolo di Gran Comneno di Trebisonda, e i suoi sei figli maschi vennero strangolati dai carnefici del sultano. La derelitta ex imperatrice aveva il tempo di seppellire i suoi cari e poi moriva di crepacuore nell’apprendere che la sua unica figlia era accomunata nell’harem del sultano. Un altro fatto analogo che colpì tutti gli Italiani nell’ultimo periodo della seconda guerra mondiale fu la fucilazione da parte dei nazifascisti dei sette fratelli Cervi in provincia di Reggio Emilia: avevano collaborato coi partigiani e pagarono con la vita la loro lotta per la liberazione. Anche la madre dei Cervi morì poco dopo di crepacuore mentre l’anziano padre visse nel culto dei suoi Martiri.
Livio Orlandini