lunedì 28 febbraio 2011

Da Trebisonda a Vibo Valentia

Nei giorni di Natale 2010, appena trascorso, una strage orribile è stata compiuta a Vibo Valentia nella tormentata terra di Calabria: un padre e quattro figli nel fior degli anni sono stati assassinati  a colpi d’arma da fuoco. Di questa famiglia è rimasta la vedova e madre dei giovani e due sue figlie. Non vogliamo né possiamo scandagliare i motivi di questa strage, pare causata da antichi dissidi ma ci preme mettere in risalto l’orrore di un fatto simile. Non siamo nel Far West ma in Italia e premeditatamente vengono eliminate cinque persone che avevano provocato un odio immenso senza che qualcuno, autorità, parenti, amici, sacerdoti, legali o cittadini comuni avessero intuito e denunciato quanto stava esplodendo, anzi chissà quanti temevano o sospettavano ciò che stava maturando nell’animo degli assassini senza che nessuno si sia sentito in dovere di segnalare, di mettere in guardia, di denunciare qualcosa. Si parla di omertà, di farsi i fatti propri, di non impicciarsi dei casi e casini degli altri e quindi ci si trova con cinque cadaveri crivellati di colpi. Questa più che inciviltà è barbarie bella e buona.  Non tanto per l’elevato numero delle vittime, fatto che naturalmente colpisce anche perchè basta un solo morto ucciso premeditatamente per provocare indignazione, ma per l’atmosfera di corruzione, di soprusi, di illegalità, di tollerata disonestà, di complicità mafiosa in cui vivevano vittime e carnefici. Ora naturalmente le Autorità indagano a tutto spiano e si teme l’allargamento della “faida” con vendette e contraccolpi….Una pietà immensa la provocano le donne rimaste di questa famiglia distrutta e con un paragone  di spessore storico molto ma molto differente citiamo la strage perpetrata dai turchi nel 1463: Conseguentemente all’invasione di Costantinopoli l’esercito del Sultano Maometto II aveva anche occupato e annientato l’impero di Trebisonda nella regione del Ponto e deportati in prigionia tutti i componenti della famiglia imperiale. Dopo qualche mese di dorata reclusione  l’ex sovrano che precedentemente ostentava l’altisonante titolo di Gran Comneno di Trebisonda, e i suoi sei figli maschi vennero strangolati dai carnefici del sultano. La derelitta ex imperatrice aveva il tempo di seppellire i suoi cari e poi moriva di crepacuore nell’apprendere che la sua unica figlia era accomunata nell’harem del sultano. Un altro fatto analogo che colpì tutti gli Italiani nell’ultimo periodo della seconda guerra mondiale fu la fucilazione da parte dei nazifascisti dei sette fratelli Cervi in provincia di Reggio Emilia: avevano collaborato coi partigiani e pagarono con la vita la loro lotta per la liberazione. Anche la madre dei Cervi morì poco dopo di crepacuore mentre l’anziano padre visse nel culto dei suoi Martiri.
Livio Orlandini

La fidanzata di William

Forse gli appassionati di una materia che si chiama genealogia o meglio gossip royal avrebbero preferito che il futuro Re d’Inghilterra si fosse fidanzato con una principessa o almeno con una lady inglese come la compianta Diana Spencer, ma bisogna adeguarsi ai tempi e accettare  questa futura Regina, Kate Middleton  nipote di un minatore e “senza una goccia di sangue blu” come dicono certi saccenti commentatori televisivi. Cosa?  Che la bella futura sposa del simpatico William non appartenga a una famiglia nobile questo è giusto dirlo ma per piacere la frase “senza una goccia di sangue blu”questo sarebbe molto meglio tacerlo quando si parla di una ragazza che ha tra i propri antenati diretti cioè avi e proavi  pur lontani che siano, una sfilza di Re  e Regine di Nazioni di tutta Europa, e questi commentatori tuttologi che oggi parlano di calcio, domani di diete dimagranti e poi pontificano sulle Case Reali sarebbe opportuno che si informassero prima di aprire la bocca. Avi e proavi, antenati non prozii, cioè persone da cui discende Kate in linea diretta? Un nome ? Carlo Magno è troppo poco? E un po’ più indietro come gli Imperatori Romani Teodosio I, Valentiniano I Valentiniano III e Galla Placidia? E un po’ più recenti come una sequela  di sovrani sia d’Inghilterra che di Francia, d’Ungheria, di Castiglia, di Scozia  ecc. ecc. compresi personaggi di Casa Savoia? A me sembra che basti. Cari giornalisti che partecipate alle tavole rotonde in TV per dire fesserie forse voi replicherete che con la frase sulla mancanza di gocce di sangue blu volevate alludere al fatto che Kate appartiene a un famiglia borghese e non nobile, allora oltre che a un corso di aggiornamento sulla Storia delle grandi dinastie, voi avete bisogno anche di un corso di grammatica o di sintassi, in modo di potervi spiegare meglio quando parlate. Piccolo inciso: ma siamo sicuri che nelle vene di Kate il sangue del minatore e quello di Carlo Magno non accendano una miscela esplosiva?
Livio Orlandini

Qualche passo avanti…

Ormai da circa 65 anni le parole “viva l’Italia” o l’inno di Mameli eravamo ridotti a sentirli solo durante le partite di calcio ma ora anche il Festival di San Remo ha capito che per fare  audience questi argomenti possono servire e allora ha coinvolto Roberto Benigni che, nobilitato da un Premio Oscar, ha assunto agli occhi dei fruitori di schermi e teleschermi una figura carismatica adatta al compito di ricordare agli Italiani che non è un peccato essere orgogliosi della nostra identità e che forse le nostre virtù sono maggiori dei nostri difetti. Quindi stiamo facendo qualche passo avanti rispetto all’orgia di auto-denigrazione che ci ha accompagnato specie nel settore cinematografico per alcuni decenni. In questa ottica va vista anche la (sembra definitiva) decisione governativa di dichiarare festiva la data del 17  marzo 2011- relativa ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Come ha già detto qualche altra voce autorevole il 17 marzo 1861 non fu proclamata ufficialmente l’unità del nostro Paese ma fu sancita la nascita del Regno d’Italia sotto la sovranità costituzionale della Casa di Savoia, un patto tra gli Italiani, che si erano battuti nelle guerre del Risorgimento e che poi avevano ribadito con i Plebisciti, e la Dinastia che aveva realizzato l’anelito unitario. Poi dato che la Storia è un divenire di eventi una limitata maggioranza di cittadini, il 2 giugno 1946,  decise che la Monarchia era una sovrastruttura superflua e preferì la forma repubblicana. Eppure nella consultazione per il referendum istituzionale ben 10.719.284 di Italiani si confermarono monarchici (e non si attese neppure il ritorno in Patria di migliaia di nostri concittadini ancora ex prigionieri di guerra) quindi ancora legati a quel patto inscindibile di fedeltà  e di riconoscenza verso i Sovrani Sabaudi che avevano messo in gioco tutto ciò che possedevano per l’unione di tutti gli Italiani. Ebbene, certo sappiamo che il referendum non è una semplice consultazione elettorale che si replica ogni sei anni, di questi milioni di Italiani (ormai quasi tutti morti) non si parla mai, eppure non protestarono e operarono lealmente per la ricostruzione del Paese. Allora in questo Centocinquantesimo anniversario, che avrà un altro suo “clou” anche il 2 giugno con la presenza a Roma di molti Capi di Stato, non sarebbe il caso di onorare la memoria degli sconfitti del 1946, il Re Umberto II per primo, che non provocarono sommosse ma operarono per la pacificazione? Basterebbero poche parole ma concrete, o addirittura la sepoltura al Pantheon degli ultimi due Sovrani e delle loro Consorti; 10 milioni e 7 centomila Italiani ne avrebbero diritto e sarebbero ulteriori e positivi passi avanti per l’Unità, per la Storia e infine per l’Italia!
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1938 Antisemitismo in Italia

1938 Antisemitismo in Italia.
A scanso d’equivoci ogni persecuzione per motivi razziali è una prova d’inciviltà e chiunque storce anche un solo capello a un altro individuo solo perché questo appartiene a quella che considera una razza inferiore è un barbaro che merita disprezzo e pene giudiziarie. Detto questo riteniamo opportuno mettere i puntini sugli “i” di alcuni argomenti inerenti questo dibattutissimo settore della storia europea e mondiale. In primo luogo le inique leggi razziali emanate dal governo italiano nel 1938 colpivano meno dell’1 per mille dei cittadini di questo Paese considerato che la popolazione censita era di 45.000.000 di abitanti e gli ebrei italiani erano circa 40.000. Ribadiamo che questo esiguo numero non giustifica nulla ma è opportuno ricordare questo dato. Secondo fatto da non sottovalutare: da secoli, la chiesa cattolica in testa, veniva  ribadito il disprezzo per gli ebrei con epiteti vari di cui uno dei più espliciti era: “deicidi” cioè assassini di Gesù, quindi la gente comune non aveva mai provato per gli ebrei sentimenti di grande simpatia. Pertanto le leggi razziali furono assimilate dai non colpiti dalle sanzioni con sentimenti vicini all’ indifferenza. Se peraltro ci furono atteggiamenti di contrasto, se non di sdegno, questi non emersero con pubbliche dichiarazioni o manifestazioni né da parte del popolo minuto né da parte di intellettuali o personalità dell’arte o della politica: si obietterà che il Paese era sotto il regime fascista che non tollerava alcun dissenso, ma è notorio che i veri eroi non hanno paura di nulla ma in quella occasione gli eroi mancarono. Un altro fatto che si nota quando vengono ribadite le vicende degli ebrei italiani è che i commentatori accomunano le suddette leggi del 1938 con le persecuzioni perpetrate dai nazisti e dai fascisti della repubblica di Salò negli anni 1943/45. Quindi e ripetiamo, senza giustificare nulla, che le deportazioni, le camere a gas, i forni crematori, la Risiera di San Saba e altre nefandezze sono fatti avvenuti verso la fine della seconda guerra mondiale, e non erano certo inerenti le leggi del 1938.
Livio Orlandini