martedì 6 settembre 2011

Toponomastica Milanese

Milano ha dedicato diverse delle sue strade a personaggi storici che sono stati protagonisti delle sue vicende, dato però che i cognomi sono sovente i medesimi è stato necessario differenziare i nominativi con soprannomi anche pittoreschi: Prendiamo per esempio viale Caterina da Forlì che dovrebbe chiamarsi, per rispettare l’anagrafe, Caterina Sforza, si è preferito citare la città di Forlì perché c’è già una strada dedicata a Francesco Sforza, evitando così confusioni nella ricerca delle varie ubicazioni.  Forlì, assieme a Imola, costituiva il feudo dotale di Caterina quando andò sposa a Girolamo Riario, nipote del Papa Sisto IV. Si è trattato di una donna dal carattere forte e di grande temperamento, figlia naturale del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza e della sua amante Lucrezia Landriani: nacquero diversi figli dalle nozze col Riario e i suoi discendenti, tuttora esistenti sono i Duchi Riario-Sforza. Dopo l’uccisione del marito ebbe una bollente love-story con Giacomo de Feo, con cui contrasse un secondo matrimonio ma che fu anch’egli ammazzato: terze nozze con Giovanni de’Medici e nascita del figlio anche lui Giovanni, noto alla storia come Giovanni dalle Bande Nere, celebre condottiero dalle insegne a strisce nere (…simili all’emblema della Juventus?). Milano ha dedicato una piazza a  Giovanni dalle Bande Nere, il cui figlio, nato da Maria Salviati, fu Cosimo I, primo Granduca di Toscana della Casa Medici, dopo che i suoi antenati (come Lorenzo il magnifico) erano stati solo Signori di Firenze. Da Cosimo I e dalla sua bellissima prima moglie Eleonora Alvarez de Toledo ( la cui madre era una de Fonseca Pimentel, altro casato presente nella toponomastica milanese, per via della dominazione spagnola dell’epoca) discendono i Borbone di Francia (nozze di Maria de’Medici con Enrico IV) ,e dalla seconda sposa di Cosimo I, Camilla Martelli, tramite la figlia Virginia, derivano gli Estensi di Modena e Reggio che, legati genealogicamente ai Farnese di Parma sono gli antenati dei Borbone di Spagna (nozze di Elisabetta Farnese col Re di Spagna Filippo V) fino all’attuale Re di Spagna Juan Carlos…Ebbene si, il popolarissimo sovrano spagnolo è nato, come molti sanno, a Roma ma ha diversi antenati Milanesi, titolari, come abbiamo visto di alcune strade della città ambrosiana. Un’altra bella arteria di Milano è stata dedicata a Bianca Maria, l’ultima dei Visconti, figlia del Duca Filippo Maria e della sua amante Agnese del Maino, e sposa di Francesco Sforza, genitori a loro volta del sopra citato Galeazzo Maria Sforza.  Viale Gian Galeazzo ricorda poi quello che forse è il più illustre dei Visconti, il primo Duca del Casato durante il cui dominio fu edificato il duomo di Milano, uno dei più ammirati Templi cristiani esistenti al mondo. Concludiamo questa carrellata per le strade milanesi con Lodovico il Moro, anche lui intestatario di una via: era anche lui figlio di Francesco Sforza e di Bianca Maria Visconti e visse in un periodo molto difficile cui cercò di far fronte anche con metodi discutibili, ma fu costretto a soccombere a francesi e spagnoli più forti di lui. Con il debole governo di suoi due figli cessò il potere degli Sforza a Milano e iniziò pure il vassallaggio dell’Italia agli stranieri. Ricordiamo infine il bel viale Beatrice d’Este, dedicato alla moglie del suddetto Lodovico il Moro.

Il borsello

Non ho mai posseduto un borsello nemmeno quando la moda imperante imponeva a ogni uomo, non dico elegante, ma correttamente vestito, di completare il suo abbigliamento con quell’oggetto. L’avevo sempre ritenuto superfluo per le poche cose di mia necessità, considerando che le tasche sia della giacca che per almeno dieci mesi all’anno sono solito indossare, sia dei pantaloni erano sufficienti appunto per le mie esigenze. Inoltre devo essere sincero mi infastidiva il fatto che “la borsetta” era un aggeggio troppo esplicitamente femminile, e quindi di andare in giro con tale accessorio tra le mani, mi avrebbe certamente imbarazzato. Bene, ho dovuto ricredermi. Oltre al fatto che recentemente il borsello ha avuto un rilancio nella moda maschile con modelli sportivi da portare con fascia a tracolla, e tenuto presente che il cosiddetto “marsupio” in giro vita mi piaceva ancora meno per il fastidio di tale rigonfiamento sotto lo stomaco, quindi ho ceduto e mi sono munito anche io di un borsello. Ma il motivo determinante è stato il furto che ho subìto del portafogli che mi è stato abilmente asportato dalla tasca posteriore dei pantaloni e da cui una parte sporgeva leggermente offrendosi alla vista del manigoldo, per il fatto che la temperatura africana dell’agosto 2011 mi ha indotto a circolare senza la giacca. Mi sono munito di un borsello di media dimensione, piuttosto piatto, di colore nero e con tracolla pure nera, decisamente sportivo  e che mi consente di esibirlo con disinvoltura. Dicono che non tutto il male viene per nuocere, nel mio caso per consolarmi del danno subito, mi dico che quel che mi è capitato mi ha fatto superare il complesso del borsello, adeguandomi alla maggioranza degli altri uomini che già lo portavano. Comunque la prossima volta, per rubarmi il portafogli, dovranno rubarmi anche il borsello.

Furto con destrezza

Mercoledì 24 agosto 2011 ore 17 la temperatura sfiora i 35 gradi; il sottoscritto sale i gradini che portano in viale Monza a Milano della stazione della Metropolitana linea 1 fermata Rovereto, lato destro del viale dando la schiena alla periferia. Un uomo gli scende incontro e gli dice: “Guardi che le hanno rubato il portafogli”. Dice di aver visto tutto dall’alto affacciato alla balaustra. Il sottoscritto controlla la tasca posteriore destra dei pantaloni e constata che è vuota: uno sguardo verso il suolo e il portafogli è lì per terra semi-aperto, svuotato del contante ma con tutti i documenti . Il sottoscritto non si era minimamente accorto di essere stato sfiorato da qualcuno dalla mano lesta, ma la pronta segnalazione del cittadino di cui sopra ha per lo meno consentito di recuperare tutti i documenti e carte varie la cui perdita avrebbe complicato ulteriormente la faccenda. A memoria del sottoscritto il denaro mancante dovrebbe aggirarsi su due pezzi da 50 euro e un pezzo da 20. I ladri, forse due si sono dileguati in un baleno, il sottoscritto leggermente frastornato segnala il fatto ai due addetti A.T.M. presenti nella cabina del piano ammezzato, i quali fanno presente che non è un problema che li concerne, ma che bisogna presentare denuncia all’autorità giudiziaria, cosa che il sottoscritto prontamente esegue, non certo sperando di recuperare il malloppo, ma allo scopo di invitare le forze dell’ordine a un controllo sempre più assiduo con agenti personalmente presenti specie nelle due fermate di Pasteur e di Rovereto dove accadono più di frequente scippi e furti vari. La denuncia è stata regolarmente presentata. In parallelo al sottoscritto torna in mente un episodio diverso ma ugualmente significativo di rapporti tra cittadini di una grande metropoli: qualche giorno prima il sottoscritto esce dal supermercato Esselunga di viale Piave dove ha eseguito alcuni acquisti di generi alimentari. Fuori dal suddetto emporio bivaccano diversi mendicanti in gruppetti vari che salutano i clienti di passaggio. Il sottoscritto risponde con un cenno di ringraziamento al “buongiorno” del mendicante accucciato a destra e non dà alcuna moneta. Un altro questuante in piedi sulla sinistra del sottoscritto nota il marchio della camicia del sottoscritto e dice ad alta voce: “Lacoste”, non so se per  dire: guarda questo fetente che non molla niente, o per altri scopi. Il sottoscritto tira dritto. Niente tutto qui. Però diventa sempre più difficile barcamenarsi in questo mondo complesso. La direzione del supermercato sopracitato prontamente avvertita telefonicamente dell’episodio fa presente giustamente che la questione concerne l’ordine pubblico e che loro non hanno alcun potere di cacciare i mendicanti.

Il matrimonio del Principe Alberto II di Monaco

Questo avvenimento celebrato il 2 luglio ha suscitato vasto interesse in tutto il mondo: l’opinione pubblica mondiale disgustata da un’infinità di notizie deprimenti ha apprezzato questa favola moderna della bella campionessa di nuoto proveniente dal sud Africa ma di origini europee che ha fatto innamorare il Sovrano del piccolo ma importante Stato della Costa Azzurra. Erano presenti alla cerimonia molti Capi di Stato e altri Personaggi legati alla Famiglia regnante dei Grimaldi di Monaco e noi Italiani abbiamo notato con piacere tra gli invitati il Principe Vittorio Emanuele di Savoia con la consorte Principessa Marina e il loro figlio ed erede il Principe Emanuele Filiberto anche lui affiancato dalla moglie la Principessa Clotilde. Molto apprezzata anche la presenza di entrambi i Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino, così come quella del Duca e della Duchessa di Castro, Carlo e Camilla di Borbone della Casa Reale delle Due Sicilie, amici dello sposo. Molto commentata l’assenza di membri dei Reali di Spagna se si considera che Alberto II  ebbe come madrina al fonte battesimale la Regina di Spagna Vittoria Eugenia, altra assenza rimarcata quella dei Savoia-Aosta parenti del Sovrano Monegasco per la comune discendenza dai Principi belgi della famiglia de Merode. Infatti nell’800 la contessa Antonietta figlia del Conte Werner de Merode sposò il Principe Carlo III di Monaco da cui nacque Alberto I, mentre Luisa Carolina, sorella di Antonietta, sposò il Principe Carlo Emanuele dal Pozzo della Cisterna che furono i genitori di Maria Vittoria la moglie dei primo duca d’Aosta  e che con lui cinse per un breve periodo la corona di Spagna. Da queste due predette sorelle de Merode discendono quindi sia i Principi di Monaco che gli attuali Savoia-Aosta. Tornando a Alberto I, uno dei più famosi e illustri sovrani che abbia avuto il Principato, ricordiamo che ebbe come prima moglie una Lady inglese, Mary Douglas Hamilton, figlia di W illiam, 11° Duca di Hamilton  e della principessa Maria del Baden, da cui nacque colui che poi fu il Principe Luigi II. La suddetta Maria del Baden era sorella di Giuseppina del Baden figlie del Granduca di quello Stato della Germania e di Stefania de Beauharnais, parente acquisita della prima moglie di Napoleone I. Giuseppina del Baden aveva sposato il Principe Carlo Antonio di Hohenzollern-Sigmaringen (figlio a sua volta di una Murat) e da loro discendono i Reali di Romania oltre ai Reali del Belgio (tramite Maria di Hohenzollern, madre di Re Alberto I del Belgio) e con la Regina Maria Josè i nostri attuali Principi di Savoia, nonché i Granduchi di Lussemburgo. Ecco, sommariamente spiegata la parentela tra i Grimaldi e alcuni dei loro ospiti alle attuali nozze, senza dimenticare i Sovrani nordici di Svezia, Norvegia e Danimarca discendenti dai Bernadotte ma anche dai Beauharnais. Concludiamo questa carrellata genealogica con il divorzio di Alberto I da Mary Douglas Hamilton la quale si risposò col Principe ungherese Tassilo Festetics de Tolna da cui nacque Maria Festetics de Tolna sposa al Principe Emil von Furstenberg genitori a loro volta del Principe Tassilo, primo marito della vivente Clara Agnelli, sorella maggiore dell’Avvocato, e la cui figlia la famosa Principessa Ira von Furstenberg era pure lei presente a Monaco il 2 luglio scorso. Luigi II Principe di Monaco ebbe una love- story a Constantine nel Marocco con la molto bella Juliette Louvet che svolgeva la rispettabilissima professione di lavandaia e dal loro amore nacque Charlotte che, legalizzata dal padre fu la sua Erede e madre del defunto Principe Ranieri III nato dalle nozze col Conte Pierre de Polignac. Fin troppo noto per essere ancora ricordato il romanzo di Ranieri III e di Grace Kelly, genitori di Albertto II. Curiosamente l’attuale Sovrano Monegasco ha scelto Charlène una ragazza del Sud-Africa e di origini germaniche mentre sua nonna Charlotte era una Nord-Africana di famiglia Francese.

L’Erede del Kaiser

 In lingua italiana la parola tedesca Kaiser significa Imperatore, e la storia c’insegna che di imperatori germanici ce ne sono stati parecchi, ma in Italia quando si cita questo termine si intende parlare di Guglielmo II l’ultimo sovrano dell’impero di Germania, nostro storico nemico nella prima guerra mondiale, e da noi e dai nostri alleati sconfitto nel 1918, deposto dai suoi sudditi e mandato in esilio. La stampa italiana dell’epoca, specialmente durante il conflitto, fu particolarmente aspra nei confronti di questo sovrano, ironizzando sulla sua personalità di inguaribile gaffeur o di pallone gonfiato presuntuoso e sprezzante. In realtà pare che sia stato un buon politico e un buon padre di famiglia, tormentato da un handicap al braccio sinistro, fattore questo che incise sul suo carattere, come capita sovente a persone colpite da difetti fisici. Il suo esilio si protrasse sino al 1941, anno della sua morte, il che gli consentì di vedere dove Hitler stava portando la Nazione che precedentemente era la sua. Apparteneva alla Casata degli Hohenzollern che dapprima regnante solo sulla Prussia, dal 1870, grazie al genio politico di Bismark, estese il potere sull’intera Germania, lasciando però, con una formula unica al mondo, al comando dei singoli stati minori (per citarne alcuni: il regno di Sassonia, il regno di Baviera i granducati di Baden e di Oldenburg e una ventina di altri)  i precedenti sovrani. Con la sconfitta del 1918 questo mondo è scomparso ma sono sopravvissuti i titolari di sovranità rimbombanti e dopo quasi cento anni i pretendenti a quei troni sono i pronipoti degli antichi sovrani. Dopo quattro generazioni anche il discendente del Kaiser non manca di sostenere i propri diritti se non alla corona imperiale almeno a quella reale di Prussia. Si tratta di un simpatico giovane di trentacinque anni di nome Giorgio Federico di Hohenzollern orfano di padre dalla più tenera infanzia e con un’unica sorella minore handicappata fisica e mentale, e che ha scavalcato nella successione dinastica alcuni zii colpevoli di matrimoni inadeguati mentre lui ha le carte in regole anche da parte di madre che nasce, benché solo Contessa, nella casata dei Principi di Castell-Rudenhausen. È stato giocoforza quindi per lui sposarsi non con una semplice commoner (borghese in inglese) ma con una esponente dell’Almanacco di Gotha. La cerimonia quasi fiabesca si è tenuta  nel castello di Sans-Souci a Postdam, località tanto legata alla storia di famiglia, in questo 27 agosto a poche settimane quindi da altre nozze principesche a conclusione di diverse love-story coronate. La sposa Sofia di Isenburg, una bella ragazza dai lineamenti irregolari ma dal fisico imponente, appartiene a una casata se non regale però imparentatissima con diversi sovrani d’Europa e che tuttora mantiene vive le antiche tradizioni: basti pensare che i due cognati di Sofia, mariti delle sue due sorelle maggiori, sono l’uno il Principe Carlo di Wied e l’altro l’Arciduca Martino d’Austria-Este, quest’ultimo figlio di Margherita di Savoia-Aosta la figlia maggiore dell’Eroe dell’Amba Alagi. Ricordiamo poi tra gli antenati della sposa il Granduca di Toscana Leopoldo II, zio materno del nostro grande Re Vittorio Emanuele II. L’unica dissonanza in queste nozze è la diversità di religione tra i due sposi, lui è protestante e lei è cattolica, ma in questi tempi di conclamato ecumenismo è quasi un esempio di grande apertura. Moltissimi gli invitati al castello di Sans-Souci, tra cui oltre ai citati cognati abbiamo notato con piacere l’85enne Principe Landgravio Maurizio d’Assia, il figlio maggiore della nostra compianta Principessa Mafalda di Savoia. Maurizio è apparso in ottima forma. Non resta che gridare “viva gli sposi” e augurare loro una vita serena con tanti piccoli Principini per la continuità della prima (almeno dal punto di vista storico) famiglia tedesca.